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Il tui shou si inserisce all’interno dell’insegnamento tradizionale del tai chi chuan della famiglia Yang come ponte tra lo studio della forma tradizionale e la vera e propria espressione dell’arte marziale.

I principi sono gli stessi della pratica del tai chi, prevalendo l’aspetto del radicamento e della contemporanea leggerezza e flessibilità.
La parte bassa del nostro corpo deve essere ben radicata; al centro (la “vita”) deve essere flessibile, la parte alta deve essere leggera.

E’ necessario infatti esser ben radicati, ma anche molto cedevoli, per far perdere l’equilibrio al nostro avversario senza usare la forza fisica.

In piedi, di fronte l’uno all’altro, il lavoro si svolge in coppia. All’inizio si lavora focalizzando l’attenzione sulle braccia, che dovranno “entrare in contatto” rimanendo poi “incollate”, ovvero “seguendo” l’avversario ed i suoi movimenti senza mai staccarsi, senza forzare, senza allontanarsi.

La spinta può avvenire ad una mano o a due mani a piedi fermi; a due mani in movimento, con passi lineari o incrociati. Il quinto tipo di tui shou è il Da Lu (il grande “tirare indietro rotando”).
La pratica prevede lo studio dei giri in senso orario ed antiorario con cambi; con l’approfondirsi della pratica si inizieranno ad applicare le energie studiate nella forma, che riveleranno nel tui shou tutta la loro valenza marziale.

La pratica del tui shou è utile anche per socializzare, richiedendo il contatto fisico che dolcemente abitua al confronto con l’altro. Non é infrequente che la pratica del tui shou insegni a “sentire” il proprio compagno o avversario anche da un punto di vista che “va oltre” il lato fisico.

Il tui shou costituisce la parte “yang” dello studio del tai chi chuan, quella che si manifesta più apertamente.
Ciononostante, nessuna forzatura deve essere usata nella pratica del tui shou: la perfezione del tui shou non richiede brutale violenza, essendo raffinata espressione del mutamento dell’energia.
Il tui shou manifesta ed insegna a trasformare una forza, un colpo, un afferraggio che cerca di immobilizzarci in una forza, un colpo, un afferraggio che viene restituito. Non c’è forza che non possa essere trasformata, non c’è direzione che non possa essere mutata, non c’è energia che non possa essere restituita.

Questi principi fanno del tui shou una preziosa occasione di crescita nella pratica, di elaborazione dei principi del tai chi chuan e della loro applicazione in tecniche di autodifesa.

Come sempre, anche nel tui shou possiamo distinguere Yin e Yang, fisico ed energetico, pieno e vuoto – a più livelli -, che continuamente mutano e si trasformano l’uno nell’altro.

Da un punto di vista fisico è necessario “entrare in contatto” (zhan jin), “aderire/incollarsi” (nian jin), “legarsi/collegarsi” all’altro (lian jin), “seguire” (sui jin) dimenticando sé stessi.
Questi 4 elementi  costituiscono il Ting Jin, il “sentire”, ovvero la forza, l’ascolto, la parte più fisica e Yin del tui shou.

Solo applicando correttamente questi principi e ben praticando queste tecniche, si potrà arrivare a “comprendere” (Dong jin), l’aspetto Yang.

Il maggior ostacolo alla pratica del tui shou è l’eccessiva rigidità, frequente in occidente dove è più facile essere ”pieni”, e dove il concetto di ”vuoto” è meno familiare.

Master Yang Zhen Duo dice che “la forma serve per conoscere sé stessi, il tui shou serve per conoscere gli altri”. Ovvero, non cresceremo nella forma se non facciamo una buona analisi di noi stessi; restare in contatto, con l’ascolto e con la capacità di comprendere gli altri, ci consente di neutralizzare molto meglio e molto più utilmente gli attacchi.

Dicono i testi classici: “Se l’avversario si avvicina, non muoverti: ma quando entra in contatto approfitta dell’opportunità per utilizzare la sua forza e farlo cadere”. “Se l’avversario non si muove non devi muoverti, ma al suo minimo movimento devi muoverti per primo”. “Se l’avversario è veloce, io sono veloce; se è lento, io sono lento”. “Bisogna cercare le informazioni dell’avversario seguendolo ma senza contrastarlo. Così le nostre mani valuteranno senza sbagliare la sua forza e misureranno senza errore anche i suoi movimenti, che siano lunghi o corti”.

Alla forza non bisogna opporre altro che il nostro pensiero, la nostra forza interna. Bisogna quindi comprendere la forza, per poterle poi cedere, e mantenere il contatto per poterla trasformare, restando flessibili, sempre aderendo e cedendo, sempre opponendo il vuoto al pieno, e trasformando in forza la debolezza.
Cedere non va mai confuso con “fuggire”: perdere il contatto significa infatti non poter controllare.

“Se vuoi poter neutralizzare una forza di mille libbre con una di sole quattro once, devi con precisione aprire, chiudere e far vibrare il chi come un tamburo celeste”. “Quando il culmine Yang incontra il culmine Yin viene sempre sconfitto. Per questo il morbido vince sul duro”. “Se l’avversario preme a sinistra, vuota la parte sinistra, se preme a destra vuota la destra”. ”Il corpo deve ruotare liberamente non appena viene toccato”.

Il tuoi shou è parte integrante della pratica del tai chi chuan: anche chi non ha interesse per la marzialità troverà giovamento dal suo studio per una migliore pratica della forma.