Introduzione
La pandemia da COVID-19 ci ha profondamente scossi. Non ci siamo ancora ripresi del tutto da questa esperienza: una sorta di “stress test” mondiale sulla nostra capacità di resilienza. Un faro puntato impietosamente sulle nostre lacune tecnologiche e sulle nostre fragilità emotive. Fragilità che sono state solo amplificate dalla pandemia, ma che ci accompagnavano già da tempo. Figlie del modo di vivere in una società estremamente complessa e perennemente mutevole.
La domanda chiave, quindi, è: come sviluppare in modo efficace queste competenze appartenenti alla sfera emotiva? Competenze che possano permetterci di affrontare in modo più efficace e meno traumatico i prossimi “stress test” (pandemie, crisi economiche, crisi climatiche)? Come facilitatore di interventi di formazione esperienziale metaforica me lo sono chiesto spesso. Nel 2010, mi sono imbattuto casualmente nel Tai Chi Chuan della Famiglia Yang. Dopo averlo praticato per un paio d’anni, ho iniziato a maturare l’idea che il Tai Chi Chuan possedesse delle analogie molto strette con l’intelligenza emotiva.
Intelligenza Emotiva? No, “intelligenze” emotive
Secondo Daniel Goleman, il massimo divulgatore mondiale dell’intelligenza emotiva, esistono due grandi cluster in cui raggruppare le cinque dimensioni dell’intelligenza emotiva, a cui attingono ben 25 competenze emotive. Il primo cluster – detto della competenza personale – determina il modo in cui controlliamo noi stessi, i nostri impulsi e le nostre reazioni emotive.
Il secondo cluster invece – quello detto della competenza sociale – determina invece la nostre capacità di empatia e di gestione delle relazioni interpersonali.
Migliorare le proprie competenze emotive significa, quindi, da una parte migliorare la propria visione e conoscenza di se stessi – intelligenza intrapersonale – e, dall’altra, migliorare la comprensione degli altri e sviluppare le abilità sociali – intelligenza interpersonale. Il Taiji può essere molto interessante e fecondo per entrambe perché prevede sia uno studio e una pratica “a solo” – che può incidere positivamente sull’intelligenza intrapersonale – sia uno studio e una pratica “di coppia” – che permette invece di sviluppare la componente interpersonale dell’intelligenza emotiva.
Sviluppare l’intelligenza intrapersonale: la pratica della Forma (o delle Forme) e del Chi Kung
Dobbiamo per forza risvegliare il “gigante verde” capace di spaccare tutto che dorme dentro ciascuno di noi ogni volta che siamo preda di emozioni negative, frustrazioni e ansia? Direi proprio di no. Occorre, invece, imparare a prendere consapevolezza e a governare il proprio “mondo interiore”. Vediamo come il Tai Chi può aiutarci a farlo.
Praticare il Tai Chi Chuan della Famiglia Yang implica – tra le altre cose – l’adottare un preciso “schema” corporeo che permette al respiro di diventare lento e profondo, e di concentrarsi nella pancia, nel cosiddetto dantian. Si ottengono così due risultati. Da un lato la respirazione addominale aumenta la stabilità e il radicamento della parte inferiore del corpo e, dall’altra, permette al Chi – l’energia vitale secondo la Medicina Tradizionale Cinese – di fluire libero lungo i meridiani, portando energia e benessere in tutto il corpo. Tutto ciò sembra avere un profondo impatto sullo stato della mente, che progressivamente si calma e si rasserena. Nel praticare le varie forme di Tai Chi, infatti, la mente rallenta progressivamente il flusso dei suoi pensieri, fino ad arrivare a pensare “al presente”. In questo modo si sperimenta quello che gli psicologi chiamano il “qui-e-ora”, così terapeutico per persone abituate normalmente a fare più cose contemporaneamente, ad essere impazienti ed ansiose e ad essere portate ad agire senza pensare, in modo compulsivo.
Sviluppare l’intelligenza interpersonale: la pratica del Tui Shou
Al pari di altre discipline psico-fisiche – come lo Yoga – il taiji è una pratica individuale che rappresenta un viatico verso la propria interiorità. A differenza dello Yoga, però, il taiji è più di questo. Attraverso il tui shou è anche relazione con gli altri. Il tui shou può essere un esercizio molto “potente” per sviluppare abilità sociali per diversi motivi.
In primo luogo implica un contatto fisico, e porta quindi le persone a “rompere” una barriera di timidezza ed imbarazzo che spesso ci impedisce di relazionarci in modo positivo ed assertivo con l’altro. In secondo luogo è un’attività collaborativa, in cui il partner viene considerato un alleato invece che un avversario. Questo rinforza il valore di relazioni basate sul rispetto, sull’ascolto e sull’aiuto reciproco. Infine, nel tuishou i ruoli sono complementari e non simmetrici. Questo sta a significare che ciascun partner si comporta adottando una strategia complementare rispetto a quella dell’altro. La spinta di un partner, in un primo momento accolta e assecondata, viene poi trasformata con una deviazione prima e una restituzione poi. E il ciclo ricomincia. Questo gioco di accettazione e rimandi evoca i concetti complementarietà e di reciprocità, concetti essenziali per una relazione interpersonale sana ed efficace.
Conclusioni
Accostare il taijiquan allo sviluppo dell’intelligenza emotiva può sembrare azzardato e rischiare di scontentare molti. Sia i cultori o praticanti di Arti Marziali, sia i manager di linea e/o i Responsabili “HR”.
Per me, invece, non è affatto così. Sono fermamente convinto, infatti, – e ne ho avuto la prova in diversi interventi di formazione esperienziale metaforica che ho ideato e condotto con successo – che il Tai Chi Chuan possa contribuire a migliorare la nostra intelligenza emozionale nel lavoro e nella vita privata. Può, infatti, aiutarci ad essere “centrati” ed a essere “presenti”, così come può insegnarci sensibilità e ascolto, adattabilità e flessibilità comportamentale.
Per chi volesse consultare l’articolo completo: https://www.linkedin.com/pulse/vuoi-sviluppare-lintelligenza-emotivapratica-il-tai-chi-roberto-caire/?trackingId=n2oqDiddSVWjV4baV5n61g%3D%3D
di Roberto Caire